Il Gruppo Danza Oggi
per la NID

”Concentrati su ciò che ti appassiona e trasmettilo
in modo unico.”
Cit.

Federica Galimberti

50 minuti in 50 mq

L’artista che è dentro ciascuno di noi, stretto in 50MQ, travalica le pareti, corre da stanza a stanza e disegna un invisibile filo immaginario che continua ad unire tanti corpi, menti, linguaggi ed emozioni in cui l’Arte non ha barriere, né costrizioni, né confini ed è capace di aprire tutte le porte, diventando ponte per arrivare finalmente live, in scena.

50 minuti in 50 mq
KEEPING WARM​

Alessia Gatta

KEEPING WARM

Qual è il vero motivo che ci spinge a creare con il linguaggio corporeo?
Gatta trova la risposta in concetti apparentemente semplici: il tatto, i respiri, la comunità, la vicinanza, l’aderenza agli approcci e le relazioni scaturite da essi. La totale assenza di tutto ciò ha svelato che il sostenerci e l’ispirarci l’un l’altro è già di per sé danza.

Dall’intimo desiderio di re-incontrarsi, misurarsi, fondersi nasce Keeping Warm, che vuole giovarsi della maggiore consapevolezza del sé, acquisita durante mesi dedicati alla riflessione, per trovare nuovi modi di comunicazione che rafforzino la capacità di relazione con l’altro e con l’universo che ci ospita.

Lo spettacolo mette in scena la profonda volontà di prendersi cura della danza e dello spazio che essa può abitare attraverso il calore dei corpi e degli animi che lo vivono, per giungere ad un risveglio delle membra statiche e delle menti sopite. Ecco dunque che l’autenticità della condivisione di percezioni ed intuizioni tra coreografa e danzatrici durante la creazione ha dato vita ad un sano e accurato dialogo non solo verbale ma soprattutto corporeo.

 

La complessità e l’ambiguità del nostro presente sembra metterci di fronte a superfici ghiacciate su cui è facile scivolare o montagne di neve da cui si può essere travolti. Forse basterebbe essere duri come il ghiaccio e candidi come la neve per affrontare tutto questo.

Immerse in paesaggi innevati e freddi, tre donne si ri-conoscono per sostenersi, donando rinnovata fiducia reciproca ai loro corpi per condividere un’esperienza apparentemente ostile.
Continuano a vivere in una realtà descritta da condizioni atmosferiche come il vento, la neve, il freddo che compromettono le funzioni fisiologiche. Persistono e indagano nuove prospettive e visioni, riconnettendosi con e attraverso il corpo.

Ispirate da modelli archetipici della nostra cultura e tradizione occidentale, si animano immagini simboliche ed evocative, le quali permettono il fluido mutare della qualità sensoriale, corporea ed emozionale: il Titano Atlante che sorregge l’intera volta celeste, la Dea della neve Chione e il rituale del travestimento carnevalesco che, sovvertendo i codici, scaccia gli spiriti maligni per accogliere la rinascita primaverile.

Vito Leone Cassano

Humans

“HUMANS” è uno spettacolo che contamina una dinamica di movimento fisica ed energica all’acrobatica aerea. La ricerca della compagnia si basa sulla trasformazione del gesto fisico e atletico in gesto espressivo, anche attraverso l’utilizzo di attrezzi non convenzionali, come materiale plastico trasparente, che diventano opportunità sceniche per la sperimentazione di azioni attinenti al pensiero drammaturgico, creando un connubio tra il lavoro fisico e la narrazione.

“HUMANS” si ispira al dipinto del pittore catalano Salvador Dalì intitolato “Metamorfosi di Narciso”, punto di partenza dello spettacolo in cui il tempo è sospeso, lo spazio asettico, l’ambiente intimo e primitivo, una sorta di limbo dove le relazioni interpersonali devono ancora essere instaurate e la vita vissuta.

È una fase di educazione alla vita, in cui si passa dalla solitudine, alla condivisione, alla conoscenza a partire dal confronto con se stessi e con il proprio Narciso.

Nella seconda parte dello spettacolo una voce fuori campo riconnette i performers a una nuova dimensione, un salto temporale in cui l’evoluzione dell’essere induce i protagonisti alla civilizzazione, alla definizione dei caratteri che si delineano con molta più chiarezza attraverso un gesto più leggero, a tratti ironico, accompagnati da un ritmo pop accattivante.

In questo contesto, suoni e parole diventano un tappeto sonoro di volumi differenti, sarà come spiare i vicini dalla finestra di fronte, cercare di coglierne alcune frasi, guardarli raccontare cosa accade già solo con i loro corpi, senza la necessità di comprenderne a pieno le parole.

La compagnia Eleina D. ha il talento di saper raccontare la profondità dei vari aspetti della natura umana in chiave ironica, leggera, viva, libera e fresca, coinvolgendo il pubblico in un chiaro sviluppo narrativo, fondendo energie aeree e contemporanee in una spettacolarità innegabile sostenuta da una matura sensibilità artistica.

humans
Lingua ignota

Simona Lisi

Lingua ignota

LINGUA IGNOTA è uno spettacolo di teatrodanza-canzone sulla mistica e visionaria medievale Ildegarda di Bingen, dove l’esperienza della visione e del numinoso è narrata con mezzi tecnologici contemporanei, in modalità transmediale. Lo spettacolo è stato studiato per spazi teatrali e non convenzionali, utilizza il videomapping e sistemi di rilevazione ottica del movimento.

In pieno Medioevo, prima del tempo oscuro, una donna fu capace di parlare con imperatori, papi, aristocratici e popolani, con la forza delle sue parole intrise di un linguaggio fortemente simbolico. Proprio la sua lingua è una delle suggestioni più potenti che ha fatto scaturire il progetto.
Ildegarda fu infatti l’autrice di una delle prime lingue artificiali di cui si abbiano notizie, la “Lingua ignota”, da lei utilizzata probabilmente per fini mistici.
Religiosa, naturalista, poetessa, musicista e compositrice, filosofa, guaritrice, l’anima estesa di questa santa affascina per la modernità della sua figura. Un esempio di creatività e spiritualità pervasiva che ha attraversato ogni aspetto dello scibile umano, giungendo a cogliere la lingua segreta e ignota della creazione. Proprio a una sinestesia di suoni, gesti e visioni è affidato il lavoro che si presenta come un assolo di teatro-danza e musica dal vivo, che nelle trame infinite di connessione tra i diversi linguaggi crea una “lingua ignota” e misteriosa, creando un ponte tra medioevo e nuovo evo.

• Ideazione, scrittura scenica e interpretazione Simona Lisi
• Drammaturgia sonora Paolo F. Bragaglia
• Live visual e luci Pietro Cardarelli
• Costumi Stefania Cempini
• Testi e visioni liberamente tratti dagli scritti di Hildegard Von Bingen

Karen Fantasia e Alessandro Pustizzi, con il contributo di Diana Florindi

Spazio vuoto

Lo “spazio vuoto” è la scatola teatrale che ospita lo spettacolo. I corpi dei danzatori la esplorano. Rappresenta l’idea di riempire la tridimensionalità attingendo al concetto di “Teatro Ruvido” di Peter Brook: il teatro popolare, fatto di sapore, rumore, odore.

Lo “spazio vuoto” è la scatola teatrale che ospita lo spettacolo. I corpi dei danzatori la esplorano. Rappresenta l’idea di riempire la tridimensionalità attingendo al concetto di “Teatro Ruvido” di Peter Brook: il teatro popolare, fatto di sapore, rumore, odore. Lo spettacolo mette in discussione il modo di stare all’interno di uno spazio, guidati dall’istinto primordiale e animale, prima l’azione poi il pensiero. La scoperta dello spazio è l’atto stesso della presa di possesso: curiosità, istinto, immaginazione, paura, vicinanza, lontananza e buio, muovono la scelta dell’utilizzo. Si passa dall’incapacità ed il timore di gestirlo, alla libertà, alla confidenza ed al piacere di condivisione. Le luci travestono questo spazio, conferendogli forme diverse, nuovi limiti improvvisi e a volte anche consistenze diverse. Spazio Vuoto vuole dare i mezzi per guardare prima e riflettere poi, ponendo lo spettatore non davanti ad un viaggio o ad una narrativa, ma ad un serie di azioni che provocheranno delle reazioni.
• Regia: Diana Florindi • Soggetto: Alessandro Pustizzi • Coreografie: Karen Fantasia e Alessandro Pustizzi, con il contributo di Diana Florindi • Interpreti: Caterina Cupelloni, Karen Fantasia, Ilaria Galullo, Dana Lozada Cortez, Marta Napoletano, Alessandro Pustizzi, Rita Taddei, Chiara Tedesco • Musiche: autori vari (Sigur Ros, Alex Somers, Trentemoller, Gidge, Shlohmo, Justin Hurwitz, Max Roach, Bill Evans) • Disegno luci: Diana Florindi, Emilio Barone • Costumi: Diana Florindi
Spazio vuoto

Sezione Open studio

equilibrio
01

Ilenja Rossi

Equilibrio

Danzato dai componenti del gruppo Unity Dance Art , EQUILIBRIO, è un progetto portato avanti da una giovane compagnia nata a Roma all’interno dell’accademia di formazione professionale per ballerini di danze urbane UDA Urban dance Academy.

Eclettici e versatili portano in teatro quello che usualmente è conosciuto come Street Dance, arricchendo questo linguaggio con sfumature contemponanee ed una precisa drammaturgia.

Nicoletta Cabassi e Simona Lisi

HASH_TAG​

 “Hash_Tag” analizza ed esplora la relazione tra i sistemi comunicativi dei social network e la libertà personale di interagire con essi utilizzando il linguaggio della corporeità. Il progetto è composto da due diverse sessioni inerenti lo stesso tema: 1) le “call for interaction”, la fase virtuale (interattiva) e di ricerca del progetto; 2) la creazione in teatro.

Entrambe le fasi sono basate sull’esplorazione delle possibilità creative che la comunicazione virtuale e virale offre in relazione e reazione alle nostre individualità. Per la NID presentiamo, in una forma ibrida (tra talk e performance), il processo di lavoro che porterà alla creazione teatrale. Hash_Tag nasce nel 2014 a Napoli grazie al supporto di ArtGarage e la galleria d’arte SUDLAB in modo pioneristico, attraverso Twitter e Twitcam (ora sostituito da Periscope).

L’urgenza era quella di narrare il corpo sfidandoci nella ristrettezza dei caratteri di Twitter (140 caratteri). Il progetto nel frattempo è cresciuto e attraversa diversi contesti, sia relativi ai luoghi che alle piattaforme web, configurando diversi scenari sotto cui portare alla luce lo stesso tema: l’adeguamento necessario alla sopravvivenza non solo come artisti ma come esseri umani. Cosa si perde nell’adeguamento alle nuove forme di comunicazione, come possiamo far entrare nella rete il paradosso, il diverso, il non conformato? La creazione teatrale racchiuderà il lavoro svolto in una drammaturgia coreografica e visiva di forte impatto.

HASH_TAG​
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